Tricogramma
Infine l’esame più diffuso in tricologia è il tricogramma, metodica descritta da Van Scott nel 1957 e successivamente standardizzata da Barman nel 1965, è un indagine morfologica che consente di trarre anche conclusioni diagnostiche e prognostiche sullo stato di salute dei capelli.
L’esame consiste nello strappo con una pinza Klemmer, il cui morso è stato ricoperto di gomma, di 50 – 100 capelli che vengono poi sottoposti alla osservazione microscopica e suddivisi in base al loro aspetto caratteristico in anagen, catagen e telogen. Dai rapporti tra questi dati è possibile avere delle indicazioni orientative sulla diagnosi di alopecia androgenetica.
I valori “normali” sono, nella donna, 85-87% per gli anagen, 0 – 2% per i catagen (stessi valori nell’uomo) e 11 – 13% per i telogen. L’aumento della percentuale telogen sopra il 20% è considerato patologico ma l’esame non è in grado di differenziare un telogen effluvium, ad esempio da stress, da un defluvium in telogen ad esempio da alopecia androgenetica.
Questa limitazione potrebbe essere risolta confrontando il tricogramma di aree a rischio per alopecia androgenetica, ad esempio il vertice, con il tricogramma di quelle non a rischio: in caso di telogen effluvium infatti l’aumento percentuale dei telogen è diffuso a tutto il cuoio capelluto mentre nell’alopecia androgenetica tale valore sarà alto solo nelle aree che con il tempo diventeranno calve.
Questo confronto è indispensabile se dal tricogramma si vogliono davvero ottenere dati prognostici, tuttavia però ciò comporta l’esecuzione di due tricogrammi di conseguenza il raddoppio dei capelli prelevati, con tutte le conseguenze psicologiche che comporta.
I veri limiti dell’esame, oltre al fastidioso strappo dei capelli, derivano dalla casualità con cui questi vengono “prescelti” per il prelievo. L’esame è pertanto tanto meno attendibile quanti meno capelli vengono analizzati ed in definitiva la sua utilità pratica è molto modesta. Purtroppo, a sfavore del tricogramma gioca anche il fatto che l’incidenza stagionale assume una rilevanza troppo importante per rendere attendibili i dati forniti da questa metodica.
Rispetto al tricogramma classico è stato messo a punto la Valutazione statistica dei capelli e tricogramma deduttivo esame che evita completamente, al paziente, il fastidioso prelievo degli anagen.
Per la valutazione statistica sono selezionate delle aree campione, sul cuoio capelluto, dove vengono contati i capelli sia normalmente sviluppati che miniaturizzati, poi viene misurata l’area totale del cuoio capelluto, infine viene dedotto sia il numero totale dei capelli presenti sia la loro densità nelle varie zone del cuoio capelluto.
Il tricogramma deduttivo viene invece effettuato esercitando sui capelli delle aree campione, che non devono essere stati precedentemente lavati, una trazione controllata da un’apposita pinza a pressione calibrata, che permette di asportare solo i “telogen in fase terminale”, ovvero quelli che avrebbero presumibilmente avuto un periodo residuo di permanenza sul cuoio capelluto di circa 7-10 giorni. A questo punto con appropriati calcoli (e conoscendo il numero totale di capelli presenti) si può risalire al numero totale dei telogen e a quello dei catagen; per sottrazione dal numero totale si avrà infine quello degli anagen. A nostro avviso questo tipo dì esame risulta un utile punto di riferimento per la terapia, perché se ripetuto a distanza di tempo fornisce informazioni quantitative e qualitative del quadro clinico nella sua evoluzione.