Progesterone

Il progesterone naturale, i suoi derivati diretti e quelli 17α-idrossilati si sono dimostrati capaci di inibire l’attività della 5α-reduttasi per competizione con il testosterone. I progestativi di sintesi, utilizzati da soli per via generale, trovano indicazione nei defluvi femminili da carenza progestrinica, da anovulazione e nel defluivo del periodo pre-menopausale che sopraggiunge 4-5 anni prima della menopausa. Tale periodo è caratterizzato da cicli anovulatori con mestrui irregolari (caratteristiche l’oligomenorrea e le metrorragie) e corrisponde ad un deficit progestinico con conservata (se pur ridotta) produzione estrogenica (3).

Il deficit progestinico comporta, da un lato, un aumento di attività degli androgeni ovarici (per ridotta competizione periferica) e, dall’altro, un incremento della secrezione ipofisaria di LH e della secrezione di androstenedione da parte dello stroma ovarico. Al di fuori del caso della carenza progestinica e del periodo della pre-menopausa, i progestativi sono generalmente somministrati per via orale insieme agli estrogeni (di solito l’etinilestradiolo) sotto forma di “pillola antifecondativa”.

In passato era sempre associato l’etinilestradiolo ad alto dosaggio (da 0,075 a 0,1 mg) con un progestinico non androgenizzante (noretinodrel, clormadione, medrossiprogesterone). Queste specialità davano buoni risultati sull’androgenismo cutaneo con riduzione della caduta dei capelli ed un miglioramento della seborrea e dell’acne, attualmente per il timore di teoriche complicanze tromboemboliche, si è assistito ad una ricerca di dosaggi steroidei sempre più bassi, preferendo non superare il dosaggio di 0,05 mg di etinilestradiolo ed accoppiando l’estrogeno ad un progestativo nor- androstanico (come il noretisterone, il norgestrel, il levonorgestrel, il desogestrel, il gestodene etc.) derivato dal 19 nor-testosterone, con un‘emivita più lunga e quindi utilizzabile a dosaggio più basso e con maggiore sicurezza contraccettiva, ma con effetti decisamente androgenizzanti.

Si sono così nel tempo ottenuti anticoncezionali orali sempre più sicuri, ma dall‘altra parte anche capaci di aggravare o creare un androgenismo cutaneo con defluvio, ipertricosi ed acne “da pillola”. In corso di terapia tricologica, invece, dovrebbe essere evitato l’uso di progestinici derivati dal 19 nortestosterone (nor-androstani), che possono avere azione androgena diretta. Gli effetti androgeni dei progestinici possono essere attribuiti a due diversi meccanismi d’azione: uno che porta alla fissazione diretta sui recettori degli androgeni e l’altro alla fissazione sulla SHBG così il testosterone legato alla SHBG viene spiazzato dal progestinico con conseguente aumento della sua quota libera.

Il progesterone naturale è caratterizzato da una struttura tetraciclica a 21 atomi di carbonio. Dal punto di vista terapeutico risulta di fondamentale importanza saper distinguere i progestinici di sintesi a 19 e 20 atomi di carbonio, potenzialmente androgenizzanti dai progestinici a 21 atomi di carbonio, derivati dal progesterone naturale, non androgenizzanti e, talvolta, ad effetto decisamente antiandrogeno, dai quali deriva anche il noto ciproterone ed il nuovissimo drospirenone, primo di una nuova famiglia di progestinici che riducono la ritenzione idrica.

In genere, possiamo dire che i progestativi più simili al progesterone (retroprogesterone, medrogestone, demegestone, promegestone, etc) e quelli della serie del 17α-idrossiprogesterone esplicano azione antiandrogena, mentre quelli della serie del 19 nor-testosterone hanno un‘azione androgena. 
Per uso locale, il progesterone naturale ed i suoi derivati 17 idrossilati si sono dimostrati capaci di inibire l’attività 5α-reduttasica dal 70 all’87% nei soggetti trattati (Zappalà F – Mauvais-Jarvis P). Dopo applicazione epicutanea circa il 10% del progesterone somministrato supera rapidamente lo strato cutaneo, si deposita nei tessuti epidermici, dermici e ghiandolari e, quindi, viene, per la massima parte, metabolizzato gradualmente in derivati inattivi a livello del complesso follicolo-pilo-sebaceo (Fayolle J – Mauvais-Jarvis P).

Il passaggio nel circolo sistemico (assorbimento) è estremamente ridotto e le concentrazioni seriche dello steroide rimangono pressoché invariate (Manfredi G – Mauvais-Jarvis P). Ricordiamo che possono essere trattati, con soluzione topica di progesterone naturale, anche i pazienti di sesso maschile affetti da defluvio androgenetico e selezionati per una tipica alopecia già incipente o per una chiara ereditarietà familiare. 
Il progesterone è stato usato in passato in concentrazioni variabili (sempre più alte col passare degli anni) di 0,5-2% in soluzione idroalcolica (etanolo 60 – 96%). Si è notata una quasi costante riduzione della percentuale dei telogen, tanto più significativa quanto più alta era la concentrazione di ormone nella soluzione usata.

In commercio è reperibile una preparazione etica di progesterone per uso topico ma a concentrazione probabilmente troppo bassa (0,5%) per poter evidenziare appieno gli effetti terapeutici, per questo motivo secondo noi sono importantissime le preparazioni galeniche effettuate sotto la sapiente prescrizione degli specialisti e poi fatte appositamente preparare nelle farmacie di fiducia. Va precisato, comunque, la quasi assoluta mancanza di segnalazioni di effetti collaterali, ad eccezione di quelli imputabili all‘eccipiente alcolico del progesterone ovvero: bruciore della cute, secchezza dei capelli, pitiriasi secca (forfora).

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