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Terapia delle patologie tricologiche

Il trattamento della maggior parte delle patologie tricologiche prevede sia un trattamento sistemico sia un trattamento topico locale, anche per l’alopecia androgenetica riteniamo sia necessario questo tipo di approccio terapeutico bivalente.

La terapia generale mira a correggere le alterazioni enzimatiche geneticamente determinate o gli eventuali squilibri endocrinometabolici, che possono essere causa o concausa di calvizie. La terapia topica si effettua mediante l’applicazione di lozioni, spesso alcoliche, sulla superficie cutanea del cuoio capelluto, possiamo in questo modo raggiungere i nostri scopi terapeutici senza dover interessare l’intero organismo, limitando quindi eventuali effetti collaterali sistemici.

Il lato negativo, se così si può dire, di questa modalità di applicazione è quello di risultare noiosa e impegnativa per i pazienti: per un trattamento ben distribuito occorrono, infatti, dai cinque ai dieci minuti (spesso anche due volte al giorno) e non tutti sono disposti a dedicarvi questo tempo, inoltre se non ben formulate e preparate le lozioni possono lasciare residui e opacizzare i capelli facendoli sembrare sporchi e in disordine.

I farmaci usati nella terapia topica hanno la possibilità, se liposolubili, di penetrare fino alla papilla ed alla matrice del pelo in due modi:
per capillarità, seguendo inizialmente il follicolo pilifero fino al fondo dell’infundibolo (a questo livello trovano la guaina epiteliale interna corneificata e rigida che, fusa con la guaina epiteliale esterna, impedisce una ulteriore penetrazione) e successivamente penetrando attraverso la ghiandola sebacea (via transfollicolare);
per via transcutanea, passando attraverso i vari strati epidermici e la membrana basale.

Le preparazioni ad uso topico per essere efficaci devono avere, necessariamente, una buona capacità di penetrazione, la quale risulterà tanto più elevata quanto più bassa è la tensione superficiale del veicolo.

A nostro avviso le preparazioni oleose o acquose, che hanno una scarsa capacità di penetrazione in quanto sono dotate di un’alta tensione superficiale, non hanno altro effetto che quello di ungere o bagnare la cute.

Il solvente migliore per un farmaco topico ad uso tricologico è sicuramente l’alcool etilico tra i 60° e 96° addizionato ad un co-solvente come il glicole propilenico in percentuale tra il 5% ed il 30%; da notare che quest’ultimo, oltre ad avere proprietà umettanti, possiede una moderata attività antimicotica.

Una moderna, e validissima, alternativa al glicole propilenico può essere il ciclosilicone pentamero (cyclomethicone) che, oltre ad abbassare efficacemente la tensione superficiale della lozione, dona scorrevolezza, facilitando l’applicazione della lozione ed agevolando la penetrazione dei principi attivi; inoltre, essendo molto volatile, non appesantisce i capelli: un vantaggio estetico sicuramente non trascurabile per chi deve applicare la lozione anche due volte al giorno e deve necessariamente essere sempre “in ordine”.

Un buon farmaco topico ad uso tricologico dovrà, inoltre, essere dotato di scarsa possibilità di assorbimento: dovrà cioè entrare nella circolazione generale in quantità trascurabile in modo da non determinare effetti sistemici.

A nostro parere va ricordato che in terapia tricologica spesso devono essere trattati contemporaneamente più aspetti: metabolico, endocrinologico, ormonale e spesso l’associarsi di patologie squisitamente dermatologiche fa sì che la prescrizione terapeutica si debba necessariamente avvalere di più principi attivi, pertanto in alcuni casi risultano di grande utilità le associazioni di più farmaci o la formulazione di preparazioni galeniche.

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