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Cortisonici

Il cortisone ed alcuni suoi derivati, somministrati per via orale, sono i farmaci di prima scelta per sopprimere l’aumento di ACTH nelle forme di iperandrogenismo di origine surrenalica. Si tratta, per lo più, di deficit enzimatici surrenalici ad espressione incompleta e tardiva riguardanti la 21 idrossilasi o la 11 idrossilasi.

Queste forme di iperandrogenismo si osservano soprattutto in pazienti di sesso femminile, anche perché nel maschio passano facilmente inosservate. La terapia corticosteroidea topica in tricologia viene generalmente sconsigliata dalla maggior parte degli autori. Come ben noto l’uso sconsiderato di cortisonici fluorurati hanno provocato, con il loro uso ed abuso, danni cutanei come atrofia, acne steroidea, dermatite periorale ecc.

Si ritiene, però, che la maggior parte di questi danni sia, in realtà, da attribuire all’alogeno introdotto nella molecola per esaltarne la potenza ed allungarne l’emivita e che i corticosteroidi debbano essere attentamente rivalutati.

Secondo il nostro parere l’uso di corticosteroidi, ed in particolare l’idrocortisone (cortisolo), può essere valido nella terapia locale del defluvio androgenetico. Infatti nei pazienti che presentano anche seborrea, l’uso di un blando corticosteroide non alogenato è certamente utile per controllare l’eritema e la desquamazione oltre che per limitare la produzione del sebo, facilitando così la cute a poter ricevere le terapie topiche.

Il cortisolo facilita le attività mediate da cAMP (Iizuka H – Voorhees J), incrementando il metabolismo energetico del tricocheratinocita. Inoltre il cortisolo attiva la neoglicogenesi delle cellule della matrice e della papilla del bulbo pilifero, analogamente a quanto avviene nel fegato; il glicogeno si accumula nel citoplasma cellulare durante il telogen e viene consumato durante l’anagen (De Villez RL);così facendo il cortisolo permette una produzione di glicogeno tale da garantire l’omeostasi glicidica ed energetica del capello.

Il cortisolo si lega debolmente ai recettori degli androgeni, riduce l’attività enzimatica della 5α-reduttasi e compete, sia pur blandamente, con il diidrotestosterone per il recettore citosolico.

Il cortisolo è, probabilmente, capace di favorire l’aromatizzazione degli androgeni nel follicolo pilifero, analogamente a quanto dimostrato nel tessuto adiposo. L’uso topico di cortisonici può, quindi, risultare vantaggioso dato che si pone a cavallo fra le terapie endocrine e quelle intese a modulare, attraverso il sistema adeniciclasi-cAMP, il metabolismo energetico del bulbo pilifero.

Particolarmente utili risultano i cortisonici nella terapia degli effluvi nei quali un gran numero di capelli entrano, quotidianamente e contemporaneamente, in fase telogen (con caduta acuta e vistosa di centinaia di capelli al giorno, tutti nella stessa fase del ciclo pilare).

Spesso l’effluvio si stabilizza e si arresta rapidamente nel giro di qualche settimana: ciò è strano se si considera che il telogen è di circa 100 giorni e che i capelli in telogen dovranno comunque cadere. Negli effluvi più “intensi”, una fiala intramuscolo di 6 metilprednisolone acetato 40 mg, ripetuta ogni 15 giorni per 3 volte, fornisce spesso risultati sorprendenti.

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