Finasteride
È la prima sostanza al mondo registrata per il trattamento dell’alopecia androgenetica per via generale e al momento costituisce, con il minoxidil, il cardine principale su cui si basa tutta la moderna terapia dell’alopecia androgenetica maschile. È un inibitore competitivo della 5α-reduttasi umana di tipo 2 in vitro ed in vivo.
Il suo meccanismo d’azione si basa sul fatto che, nel follicolo pilifero, sono presenti dei sistemi enzimatici che convertono androgeni più deboli in androgeni più potenti, tra questi la 5α-reduttasi svolge il ruolo più importante nella patogenesi della alopecia androgenetica. Esistono due forme isoenzimatiche della 5α-reduttasi: il tipo 1 è localizzato a livello delle ghiandole e dei dotti sebacei; il tipo 2 è presente a livello della guaina epiteliale esterna e della papilla dermica.
La finasteride è un inibitore specifico della 5α-reduttasi tipo 2, e non ha alcuna proprietà steroidea. La sua efficacia è stata documentata fin dai primi anni ’90, grazie a numerosi studi condotti su uomini trattati in un altro disturbo del DHT ovvero in pazienti con ipertrofia prostatica benigna. La molecola della finasteride assomiglia alla molecola del testosterone e funziona da inibitore competitivo per l’enzima 5α-reduttasi bloccando esclusivamente la conversione del testosterone a diidrotestosterone nella cellula; in questo modo si mantiene la normale risposta al testosterone sul recettore degli androgeni con la formazione del complesso androgeno-recettore (T-Rec) ed esercita i propri effetti sul DNA.
Così l’unico passaggio bloccato è la conversione del testosterone in DHT, mentre viene conservata l’azione del testosterone. Con l’avvento della finasteride risulta, per questo motivo, superato il trattamento con i farmaci antiandrogeni tradizionali i quali, rispetto agli inibitori della 5α-reduttasi, incidono su tutti i legami tra i diversi ormoni androgeni ed il recettore degli stessi; rimarrebbero così bloccati sia gli effetti del DHT che quelli del testosterone, ed è per questo che gli antiandrogeni sono inadeguati per il trattamento a lungo termine dell’alopecia androgenetica negli uomini.
Studi clinici della durata superiore a due anni hanno dimostrato che la finasteride, al dosaggio di 1 mg/die, ha rallentato la progressione della caduta ed ha incrementato la crescita di capelli (Kaufman, 1998).
Una ulteriore esperienza multinazionale a lungo termine ha stabilito che il trattamento con finasteride (1 mg/die nell’arco di cinque anni) è stato ben tollerato, ha determinato miglioramenti persistenti della crescita dei capelli ed ha rallentato l’ulteriore progressione della calvizie (Kaufman, 2002). Anche la conta dei follicoli in sezioni orizzontali ha fornito un utile complemento ai parametri clinici ottenuti negli studi sulla crescita dei capelli.
Negli uomini giovani e di età media con alopecia androgenetica, la finasteride sembra essere in grado di far regredire la miniaturizzazione del capello che caratterizza questa condizione (Whiting, 1999). In un recente studio, la finasteride ha aumentato il peso dei capelli in uomini affetti da alopecia androgenetica. Il peso dei capelli è aumentato molto di più della conta degli stessi, il che sta ad indicare che vi sono altri fattori, oltre al numero dei capelli, quali un aumento del tasso di crescita (lunghezza) e dello spessore dei capelli, che contribuiscono agli effetti benefici della finasteride negli uomini trattati (Price, 2002).
La finasteride non ha effetti sui livelli circolanti di cortisolo, estradiolo, prolattina, ormone tireotropo e tiroxina, né sull’assetto lipidico. Una dose orale di finasteride viene escreta nelle urine per il 39% sotto forma di metaboliti e per il 57% nelle feci, sempre come metaboliti. La biodisponibilità è intorno all’80% e non viene influenzata dal cibo. Le concentrazioni massime si raggiungono in circa 2 ore e l’assorbimento è completo in 6- 8 ore. L’emivita del farmaco nel siero è di circa sei ore, ma come è noto la finasteride forma un complesso non reversibile con l’enzima 5α- redattasi, e di conseguenza l’emivita fisiologica reale della finasteride è molto più lunga di quella che si può accertare nel siero.
Infatti, se si smette di prendere finasteride, ci vuole più di una settimana prima che il livello del DHT nel siero ritorni al livello normale: il dosaggio giornaliero di 1 mg è, pertanto, perfettamente adatto. Non sono stati rilevati effetti di tossicità epatica, renale, gastrica, respiratoria o cardiovascolare imputabili al farmaco, né è stata osservata alcuna evidenza di effetti carcinogenetici né mutageni. La finasteride ha un ottimo limite di sicurezza che lo rende appropriato per l’uso negli uomini con alopecia androgenetica. La sua somministrazione nella donna è, però, potenzialmente pericolosa per il rischio di malformazioni di un feto maschio se fosse in corso una gravidanza. Pertanto non è utilizzata nella donna in età fertile.
Inoltre secondo uno studio condotto negli Stati Uniti appare che la finasteride sia efficace nel ridurre la miniaturizzazione nei maschi con alopecia androgenetica ma non nelle donne in postmenopausa. Risultati analoghi sono stati riscontrati con un ulteriore studio effettuato presso l’università della California nel 2000, in cui la somministrazione di 1 mg di finastride nelle donne in postmenopausa per 12 mesi, secondo i dati pubblicati non porta all’incremento della crescita dei capelli né al rallentamento della progressione dell’assottigliamento. Pertanto la terapia è somministrata esclusivamente al sesso maschile. Da risultati di studi randomizzati in doppio cieco emerge come la somministrazione di finasteride provochi una diminuzione del diidrotestosterone dell’80%.
Gli effetti collaterali sembrano essere poco rilevanti e poco vistosi, intorno al 2% dei pazienti trattati e, comunque, reversibili alla sospensione del farmaco. Gli effetti collaterali più frequenti sono, ovviamente, quelli correlati alla funzione sessuale: impotenza (3,7%), diminuzione della libido (3,3%), diminuzione del volume dell’eiaculato (2,8%) va precisato però che sono tutti effetti transitori dovuti unicamente alla somministrazione del farmaco, e reversibili al 100% dopo la sospensione della terapia.
Ricordiamo infatti sempre ai nostri pazienti più giovani che in caso si manifesti uno di questi rari disturbi della sfera sessuale una volta interrotta la somministrazione del farmaco l’effetto collaterale scompare nel giro di poco tempo, tornando alla precedente normalità.