E’ stata definita la prima top model della storia. Il suo nome di battesimo è Vera von Lehndorff, nata a Königsberg nel 1939 da nobile famiglia prussiana. La sua fu un’infanzia difficile, sconvolta dalla Seconda guerra mondiale e dai destini della Storia. Il padre, Conte Henrich von Lehndorff, per aver preso parte al fallito attentato ad Hitler del 1944, noto come il “complotto del 20 luglio”, venne arrestato e fucilato. La famiglia, Vera compresa all’età di 5 anni, conobbe così l’esperienza straziante dei campi di lavoro nazisti.
Poche settimane fa è stata pubblicata anche in Italia la sua autobiografia, ‘Veruschka. La mia vita’ (Barbès Editore). Nel libro la modella racconta al fotografo berlinese Jorn Jabob Rohwer, la sua vita e le esperienze artistiche, a cominciare proprio dall’infanzia drammatica. Il volume è stato presentato a Milano in occasione della Settimana della Moda Settembre 2012.
Da adolescente Vera compie i suoi studi tra Amburgo e Firenze, ed è proprio nella nostra città che conosce il fotografo Ugo Mulas. Comincia tutto da qui: ha vent’anni Vera e non sa ancora che diventerà la protagonista incontrastata della Moda. Il corpo, il viso, le espressioni che tutti vogliono ritrarre, la più pagata al mondo, la più richiesta, l’icona.
Un successo che però non arriverà subito. Siamo nei primi anni ’60 e i canoni estetici con cui si giudica il corpo di una donna stanno cambiando. Lo si vuole filiforme e l’attenzione si sposta dalla bocca agli occhi. Ma Vera è davvero un eccesso in tutto: un metro e 83 centrimetri d’altezza, niente forme, gambe lunghe, magrissima, interminabili capelli biondi, ma soprattutto quel numero 44 di piede. Impossibile portare scarpe femminili. Con un’operazione Vera decide di accorciarli: “Non mi chiamava mai nessuno per lavorare. Pensavo di essere brutta, strana, ridicola e troppo alta” racconta lei stessa. I suoi occhi glaciali e quel corpo spigoloso, lunghissimo, parlano di un dolore interiore, ma costituiscono anche una novità assoluta e diventeranno di lì a poco uno strumento d’arte inedito e originale.
La svolta arriva con il nome d’arte Veruschka, pseudonimo russo che aggiunge fascino, mistero. Diventa da quel momento in poi disarmonia in movimento, mimetismo allo stato puro, bellezza mai identica e dunque Arte. Dalla fotografia alla pittura al cinema, da Franco Rubartelli (che deventerà suo marito) a Richard Avedon (celebre fotografo di Vogue), da Salvador Dalì a Andy Wahrol, da Michelangelo Antonioni (nel film “Blow up”) a Carmelo Bene (per “Salomè”). Per tutti, lei è la Musa. Il suo corpo si piega, si trasforma, prende vita ogni volta in una forma diversa: animale, natura, donna, uomo, infine scompare completamente mimetizzato sullo sfondo.
Per lei fu coniata l’espressione Top Model. Adesso, delle colleghe dei giorni nostri dice: “Non ho mai voluto essere una ragazza appendiabiti e nemmeno ho mai voluto costruire un personaggio unico che mi identificasse, come adesso fanno le varie Kate Moss e Claudia Schiffer”.
Le foto sono tratte da Vogue Personaggi