E’ l’attributo femminile per eccellenza, nello sviluppo psico-fisico di una donna è il primo elemento che permette alla bambina di prendere coscienza di essere altro dai maschi, e non di rado è anche il più problematico. Il rapporto che ogni donna ha con il proprio seno è indice della qualità del rapporto che questa ha con il suo corpo in generale e con il proprio concetto di femminilità. E’ innegabile che esista un legame di dipendenza tra il seno e la propria identità di genere, più ancora che il sesso. Per esempio un individuo nato sessualmente donna ma che si percepisce come maschio tenderà tra le prime cose a mortificare i propri seni. Al contrario la prima operazione affrontata nel processo di cambiamento del sesso da maschio a femmina è la mastoplastica additiva. Insomma esiste uno strettissimo legame tra il seno e la psiche di una donna; non a caso l’operazione al seno in tutte le sue varianti, ingrandimento, riduzione, ricostruzione ma anche rassodamento o ringiovanimento resta in assoluto l’intervento più richiesto in materia di chirurgia estetica.
Ma esiste una taglia giusta? Una dimensione ideale? Piccolo o maggiorato, da pin up o che entri in una coppa di champagne, il dibattito è acceso da anni, anzi da secoli, e forse non troverà mai una risposta unica e definitiva.
Di recente è opinione diffusa che la misura ideale sia il non troppo grande né troppo piccolo, ovvero una terza; ma è altrettanto vero che lo stereotipo dipende anche dall’ambiente di riferimento: una prima o una seconda andrà benissimo per una fotomodella, la terza è la dimensione prescelta per le modelle, le donne della televisione invece prediligono forme più generose a fronte di un corpo molto esile.
Più ancora che una misura precisa del seno la prerogativa è che sia alto e sodo.
Infatti nonostante la mastoplastica additiva resti l’intervento di chirurgia estetica più richiesto negli ultimi anni è aumentato il numero di donne che si rivolge al chirurgo per ridurre il seno (mastoplastica riduttiva) oppure per risollevarlo con un lifting (mastopessi).
Lo si vuole ‘giovane’ come quando si era ragazze, o semplicemente com’era prima di partorire: la gravidanza e soprattutto l’allattamento infatti talvolta causano lo svuotamento del seno; la massa grassa si perde e si riduce il volume del tessuto ghiandolare e il capezzolo e l’areola che lo circonda si spostano verso il basso. Un simile evento sarà comprensibilmente mal tollerato soprattutto dalle donne alla prima gravidanza e che magari prima avevano un seno alto e sodo; in questo caso l’intervento più indicato è la Mastopessi che riposiziona verso l’alto capezzolo e areola. Grossi miglioramenti sono stati fatti negli ultimi anni circa la tecnica di questo tipo di operazione: è stato ridotto notevolmente l’effetto collaterale delle cicatrici che dopo qualche tempo risultano impercettibili. La Mastopessi può prevedere l’inserimento delle protesi e quindi anche un aumento di volume del seno ma anche escluderle.
Ma anche quando si ricorre alla chirurgia estetica, è buona regola non stravolgere mai la natura: nel caso di una donna non più giovanissima un seno eccessivamente gonfio e alto poco si addice alla sua femminilità ‘adulta’. L ’effetto naturale’ è la prerogativa che un buon intervento dovrebbe perseguire per ridare fiducia e sicurezza a una donna senza stravolgere il suo corpo. In questi come in tutti gli altri interventi è fondamentale il ruolo e la competenza del chirurgo che deve guidare la paziente verso la scelta che più si addice alle sue caratteristiche oltre che valutare se le aspettative sono realistiche.