Mastoplastica sì o no? Quali sono le alternative? Le protesi saranno definitive o dovranno essere sostituite? Sono molte le domande che una donna si fa prima di decidere di ricorrere a un intervento di mastoplastica additiva. E, una volta presa la decisione, le domande continuano a moltiplicarsi: protesi saline o al silicone? Di che forma? Per quanto tempo andranno tenute sotto controllo? La questione protesi mammarie può diventare davvero pressante e mandare in confusione. Ecco perché la Food and Drug Administration (FDA) ha pubblicato sul suo sito dei consigli, cinque punti che potrebbero aiutare le donne in questo senso fornendo informazioni e suggerendo domande da porsi prima di prendere una decisione.
L’FDA ha approvato l’impianto di protesi allo scopo di aumentare la dimensione del seno, per la sua ricostruzione dopo una mastectomia, per correggere difetti di sviluppo e anche per correggere e migliorare i risultati di interventi precedenti. Gli esperti sono comunque andati oltre indicando in cinque punti quello che ogni donna dovrebbe sapere sulle protesi al seno:
1. Le protesi non sono dispositivi a vita. Più a lungo queste vengono tenute maggiori sono le possibilità di sviluppare complicanze, alcune delle quali potrebbero necessitare il ricorso a ulteriori interventi. La durata degli impianti varia a seconda della paziente, tutte le donne con protesi andranno comunque incontro a interventi aggiuntivi, non si sa quando. Ci sono donne che tengono le protesi anche per 20-30 anni, ma non sono questi i casi più comuni.
2. Informarsi sul prodotto. L’FDA consiglia di informarsi sulle caratteristiche e il tipo di gel utilizzato per il riempimento delle protesi valutando così rischi, avvertimenti, precauzioni e studi fatti sull’impianto scelto. Secondo l’FDA infatti ogni centro dovrebbe fornire alle donne indicazioni sulle caratteristiche del prodotto e del produttore, lasciando poi alla paziente una o due settimane di tempo per riflettere prima dell’intervento.
3. Comunicare con il chirurgo. Il medico ha infatti il compito di valutare la forma, la dimensione, la texture e il posizionamento dell’impianto. La donna ha dunque il diritto di porgli domande circa la sua esperienza professionale, la procedura che adotterà per l’intervento e come l’impianto delle protesi potrà influenzare la sua vita personale. È necessario anche comunicare tutto su precedenti interventi chirurgici e discutere con lui di quali sono le aspettative sul risultato dell’intervento. Questo aiuterà il chirurgo a indirizzarsi su come intervenire per raggiungere l’obiettivo desiderato, senza quindi rischiare di dover ricorrere a un secondo intervento.
4. Informarsi sui rischi a lungo termine. Alcune donne con protesi mammarie hanno avuto disturbi del tessuto connettivo, difficoltà nell’allattamento o problemi riproduttivi. Comunque al momento non ci sono prove che ci sia un’associazione tra queste condizioni e l’impianto mammario. L’FDA ha invece identificato una possibile associazione tra le protesi e lo sviluppo del linfoma anaplastico a grandi cellule (ALCL), un raro tipo di linfoma non-Hodgkin. Le donne che hanno protesi mammarie possono infatti avere un rischio molto piccolo ma maggiore di sviluppare ALCL nel tessuto cicatriziale o nel fluido che circonda l’impianto.
5. I controlli sono essenziali. L’FDA raccomanda alle donne con protesi di riportare immediatamente al proprio centro medico ogni segno o sintomo insolito per la propria salute. Inoltre le donne con impianti al silicone dovrebbero sottoporsi a risonanza magnetica dopo l’intervento e ogni due anni. È infine importante che anche le donne con protesi continuino a praticare l’autopalpazione e a sottoporsi alla mammografia per la prevenzione contro il tumore al seno.