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Estetica del seno: le cicatrici chirurgiche

Abbiamo più volte affermato che la chirurgia al seno è uno degli interventi più richiesti sia in Italia che in tutto il resto del mondo. Il seno è infatti il simbolo per eccellenza di femminilità e sensualità e sono molte le pazienti che ci chiedono di intervenire per sollevarlo, ingrandirlo, renderlo più sodo e, in alcuni rari casi, anche di ridurlo.

Sul seno si può intervenire con diversi tipi di operazione. La mastoplastica additiva è un intervento che permette di migliorare, aumentare le dimensioni e correggere la forma del seno. La mastopessi o lifting del seno  permette di migliorare l’aspetto di un seno calato, svuotato, divenuto ptosico tirandolo su, modellandolo e riposizionandolo nella giusta collocazione. Il lipofilling del seno è un intervento chirurgico che aiuta a modellare, ingrandire e definire la forma e il volume di un seno prelevando grasso da una regione donatrice e reiniettandolo poi nel seno stesso della paziente. Se ne parla forse meno, ma è comunque un intervento richiesto in caso di un seno eccessivamente grande, quello della mastoplastica riduttiva, un’operazione di chirurgia estetica che permette di ridurre le dimensioni del seno, migliorarne l’aspetto estetico, ripristinando così un’armonia corporea più giusta, oltre che una fisicità più snella con benefici funzionali sui movimenti e sulla schiena.

Questi sono i possibili interventi che possono essere effettuati sul seno. In tutti questi casi una delle principali paure di una paziente riguarda spesso le cicatrici che possono rimanere dopo un intervento, che svelano senza ombra di dubbio il passaggio del chirurgo e sono decisamente antiestetiche.

Per l’inserimento delle protesi esistono diverse vie d’accesso. Quella sottomammaria (nel solco sotto il seno) e periareolare (a mezzo cerchio sotto l’areola) sono probabilmente le più utilizzate. In entrambi i casi le cicatrici che rimangono dopo l’operazione sono corrispondenti all’incisione e sono di lunghezza generalmente compresa tra i 3 e i 5 centimetri.  Queste potrebbero essere distinguibili a una distanza ravvicinata, ma con il passare del tempo diventano generalmente poco visibili. Esiste poi un’altra via, quella sotto-ascellare mediante endoscopia. In questo caso si praticano due incisioni cutanee nascoste in una ruga del cavo ascellare. Si tratta della via meno usata a causa della maggiore abilità richiesta al chirurgo, ci vuole infatti una buona manualità e molta esperienza, ma è sicuramente la tecnica più avanzata, con il miglior standard di risultati, una basso grado di invasività e soprattutto le cicatrici che lascia sono praticamente invisibili.

Per quanto riguarda la mastopessi invece, l’operazione consiste nel rimodellamento della ghiandola appiattita per raggiungere a una forma più conica, spostando più in alto l’areola ed eliminando l’eccesso di cute che causa il rilassamento. In questo caso rimangono sottili cicatrici, sia intorno all’areola, sia in verticale e in alcuni casi anche nel solco sottomammario. Ma con i tipi di sutura e le particolari medicazioni in silicone oggi utilizzate le cicatrici antiestetiche sono molto rare.

Essendo comunque, come dicevamo all’inizio, una zona particolarmente sensibile sia da un punto di vista fisico che psicologico, la cosa più importante, come sempre, è affidarsi a mani esperte, a un chirurgo che abbia quindi la necessaria esperienza e sensibilità per eseguire un lavoro il più possibile preciso e soddisfacente.

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