La chirurgia in generale e quella ortopedica in particolare è arrivata a livelli così alti che tecniche oggi comunemente usate, solo alcuni decenni fa sembravano miraggi. Le tecniche chirurgiche e ortopediche hanno fatto passi da gigante dai primi tentativi, risalenti all’antichità.
I primi ausili ortopedici hanno un’origine molto antica. Secondo le testimonianze disponibili, i primi dispositivi ortopedici si diffusero già nel IV secolo a.C. grazie a Ippocrate. Il medico dell’antica Grecia progettò una speciale tavola di legno per ridurre le fratture degli arti, adottando la tecnica dell’immobilizzazione dell’osso. Risale a Ippocrate anche l’invenzione del trattamento di riduzione di lussazioni alla spalla che ancora oggi viene applicato.
La parola “ortopedia” iniziò a essere usata solo a partire dal 1741 e fu coniata dal medico francese Nicolas Andry, professore di Medicina a Lione, dalla fusione dei due termini in greco antico, orthòs (diritto) e pàis (bambino), in quanto essa aveva come obiettivo la correzione delle deformità del fisico nei bambini.
Tra il XVIII e il XIX secolo l’ortopedia sperimentò un periodo molto florido durante il quale si diffuse la pratica della “tenotomia”. Questa permetteva il raddrizzamento dei tendini andando così a correggere difetti ai piedi, scoliosi e altre anomalie della postura.
L’ortopedia è stata esercitata a partire dall’inizio del XIX secolo da alcuni istituti specializzati in Svizzera e Francia. Da allora ha avuto un costante progresso fino ad arrivare oggi a raggiungere livelli di complessità ed efficienza davvero insperati, grazie soprattutto all’utilizzo di tecnologie sempre più all’avanguardia. Di questo periodo è anche l’invenzione della tecnica dell’osteosintesi, un trattamento delle fratture che consiste nel fissare sull’osso delle placche e delle viti per immobilizzarlo. Sempre del XIX secolo è anche la prima protesi interna di ginocchio, realizzata in avorio e funzionante attraverso una cerniera.
Nel XX secolo poi, nel settore della chirurgia ortopedica sono stati compiuti progressi incredibili, legati soprattutto alle scoperte della microchirurgia e della bioingegneria, ma anche alla ricerca che ha permesso un uso mirato ed efficace delle cellule staminali, e alla realizzazione di protesi sempre più perfezionate.
Oggi si eseguono anche trapianti ossei che sono in grado di evitare traumatiche mutilazioni come l’amputazione di arti o di segmenti ossei. È addirittura possibile, sia che ci si trovi di fronte a una terribile malattia degenerativa che a un incidente con fratture esposte e perdita, salvare qualsiasi parte dello scheletro e, nel caso un’amputazione si renda necessaria, è possibile ricostruire il segmento osseo mancante, ricorrendo a protesi speciali o a un trapianto osseo. Anche le protesi sono sempre più raffinate e perfezionate. Basti pensare agli arti inferiori applicati all’atleta Pistorius, oggi purtroppo noto per ben altri motivi.
Molti passi avanti sono stati fatti anche da un punto di vista estetico. La chirurgia ortopedica e la chirurgia plastica sono infatti strettamente collegate tra di loro. Negli anni ’60 un’operazione chirurgia al femore o al perone significavano anche una (o più) grandi e vistose cicatrici sulla gamba. Oggi tutto questo è impensabile sia grazie alla maggiore sensibilità e attenzione che si è sviluppata negli ultimi anni sull’aspetto estetico di un intervento, sia grazie a nuove tecniche chirurgiche meno invasive e sempre più precise.
La chirurgia estetica permette di eliminare cicatrici evidenti attraverso l’utilizzo del laser o di andare a modificare e riassestare parti del corpo sottoposte a traumi. A seconda dei casi può accadere che l’operazione di chirurgia estetica avvenga congiuntamente a quella ortopedica o in un momento successivo. In alcuni casi poi, come quello della rinoplastica ad esempio, è direttamente il chirurgo estetico a intervenire sul naso sia da un punto di vista estetico che funzionale, andando quindi a risolvere gli inestetismi ma, allo stesso tempo, ripristinando anche l’adeguata funzionalità del naso in caso di problemi respiratori congeniti o dovuti a traumi.